Dodici anni di dedizione alla montagna hanno condotto Élise Poncet a realizzare un’impresa straordinaria. Da quando ha lasciato Parigi per seguire il richiamo delle vette, la ventinovenne francese ha incessantemente affinato tecnica, forza mentale ed esperienza, elementi imprescindibili per affrontare sfide di tale portata. In montagna, come nell’élite sportiva, non esistono scorciatoie: solo una solida preparazione permette di muoversi con sicurezza e consapevolezza nell’ambiente alpino.
Sebbene nota principalmente come trail runner, con la maglia della nazionale francese e numerosi successi alle spalle (tra cui un secondo posto ai mondiali nel 2019 e un titolo nazionale nel 2022), Élise ha sempre coltivato una forte passione per l’alpinismo. Oggi, all’età di trent’anni, ha deciso di unire queste due anime per tentare il record di salita e discesa con gli sci sul Monte Bianco.
Record di salita e discesa per la vetta del Monte Bianco
Indice
Venerdì 16 maggio, Élise Poncet ha lasciato il segno sulla cima più alta delle Alpi. Partita alle 5 del mattino dalla chiesa di Chamonix, la scialpinista ha intrapreso la sfida di stabilire il nuovo primato femminile di andata e ritorno con gli sci. Con un tempo finale di 6 ore, 54 minuti e 47 secondi, ha polverizzato il precedente record femminile di 7 ore e 29 minuti, conquistando il miglior tempo assoluto femminile sui 35 chilometri del percorso, caratterizzato da un dislivello positivo di oltre 3.800 metri. Un risultato che si preannuncia difficilmente superabile.
Il Monte Bianco, vetta iconica e teatro di imprese memorabili come quelle di Kilian Jornet (record di 4h57), Mathéo Jacquemoud e, più recentemente, Hillary Gerardi (record femminile a piedi nel 2023 con 7h25) e Anna DeMonte (record femminile con gli sci nel giugno 2024 con 7h29), ha visto scrivere una nuova pagina di storia.
Via di salita e discesa
Per la sua impresa, Élise ha scelto la storica via percorsa per la prima volta da Jacques Balmat nel 1786, transitando per il rifugio dei Grands Mulets. L’itinerario attraversa il temuto ghiacciaio della Jonction, sale gli altopiani Petit e Grand fino al bivacco Vallot, e prosegue lungo la sottile cresta delle Bosses fino alla vetta, il tetto d’Europa. La discesa si è sviluppata tra i crepacci della parete nord, per poi ricongiungersi al percorso di salita all’altezza del Grand Plateau.
Dal punto di vista tecnico, la via è considerata “moderata” (un termine sempre relativo in alta montagna), ma presenta rischi concreti e complessi, tra cui la progressione su ghiacciaio, il pericolo di valanghe, seracchi instabili e crepacci nascosti. Oltre al fascino di attraversare in un’unica ascesa tutte le fasce altimetriche alpine, questa salita richiede una preparazione meticolosa, soprattutto per affrontare l’altitudine. Partire da 1.000 metri per raggiungere i 4.810 metri implica gestire l’acclimatamento, le condizioni della neve, la variabilità del tracciato dovuta ai cambiamenti del massiccio, la pianificazione della linea sciabile e le scelte tecniche sull’equipaggiamento.
Rispetto dell’etica alpinistica
Nel pieno rispetto dell’etica alpinistica, Élise ha trasportato tutto il materiale necessario dall’inizio alla fine, seguendo scrupolosamente le norme di sicurezza: corda nei tratti crepacciati, attrezzatura da ghiacciaio e ramponi sulla cresta finale. Sebbene l’obiettivo fosse chiaramente la performance, lo spirito di cordata ha giocato un ruolo fondamentale. Il sostegno degli amici e dei compagni di montagna è stato una fonte di motivazione cruciale, trasformando questa impresa in un’esperienza che va ben oltre il semplice cronometro.
Élise era pronta per questa sfida, un sogno coltivato con passione e silenzio per anni, che oggi si è finalmente concretizzato. Questo traguardo rappresenta una tappa significativa nel suo percorso umano e sportivo.
Immagine : lequipe.fr
